22 aprile 2015

Architetture Di Pane Tra sacralità e contemporaneità 2015

Ogni sabato Concerti Live - Ogni week-end Percorsi D'Arte E Del Gusto. Dal 5 aprile al 3 maggio 2015 a San Biagio Platani (AG).

San Biagio Platani è un paese dell'entroterra agrigentino, a 38 chilometri dal capoluogo, situato sul medio versante di una collina che culmina in contrada Garipi e degrada verso il fiume Platani.
 
La tradizione Pasquale si basa sulla realizzazione di Archi di Pasqua, che risalalla seconda metà del Seicento, in epoca immediatamente successiva alla fondazione del paese. Tra tutte le manifestazioni che celebrano la Santa Pasqua, quella che si svolge a San Biagio Platani è sicuramente una delle più suggestive. Questo rito che nasce dal culto della Madonna e di Cristo, pone le sue radici nel '700, quando ancora il paese non contava mille abitanti.

A questa tradizione si deve la nascita delle due confraterniteMadunnara e Signurara, che con tanta passione rinnovano di anno in anno questa meravigliosa manifestazione. Questa divisione del paese nelle due confraternite non da origine ad un antagonismo violento, ma ad una competizione vivacissima ed appassionante, che si conclude la notte di sabato, quando ciascuna confraternita allestisce la parte del corso che le compete.

Gli Archi di Pasqua sono ufficialmente pronti dalla mattina di Pasqua e rimangono esposti anche nelle settimane seguenti. Le grandiose costruzioni artistiche, di archicupole, e campanili vengono poi disposte lungo tutto il corso Umberto. 


Dopo quel periodo sarà possibile visitare i pezzi della stagione attuale e di quelle precedenti al Museo degli Archi. 
La preparazione, che inizia qualche mese prima della Pasqua, richiede una grande quantità di materiale, tutto rigorosamente concesso dalla natura. Quelli più largamente usati sono le canne, il salice, l'asparago, l'alloro, il rosmarino, i cereali, i datteri e il pane, ognuno dei quali è ricco di un alto significato simbolico. La parte più importante è costituita dagli archi centrali, origine storica della manifestazione, sotto i quali la domenica mattina avviene l'incontro tra Gesù risorto e la Madonna.

Di anno in anno, viene cambiata l'estetica del corso, mentre resta invariata la struttura architettonica, costituita dall'entrata, dal viale e dall'arco

L'entrata rappresenta la facciata di una chiesa, il viale la navata e l'arco, opposto all'entrata, l'abside della chiesa stessa. 

Il significato religioso degli Archi di Pasqua è molto evidente, volendo rappresentare il trionfo di Cristo sulla morte. 

Ma gli archi affondano le sue radici nella miseria in cui versava la popolazione nel '700, il cui allestimento serviva appunto a far dimenticare la povertà. 

Oggi sono cambiate molte cose, e pur continuando ad avere un significato religioso, hanno lo scopo di attirare una grande folla di cittadini e forestieri per assistere a questo spettacolo religioso, culturale ed artistico. 




A San Biagio Platani è stato realizzato il Museo degli Archi di Pasqua, nato con lo scopo di preservare i pezzi di ogni edizione degli Archi.


Per maggiori informazioni:
Municipio - Ufficio Turismo | San Biagio Platani
Tel: +39 0922 918910 / +39 0922 918907
www.archidipane.com

21 aprile 2015

NPS Sezione Sicilia Parliamo ancora di AIDS?


Vogliamo parlarvi ancora di HIV/AIDS e speriamo di poterlo fare in una serie di articoli che nei

prossimi mesi vi proporremo: perché?

HIVO è il personaggio protagonista di una serie di brevi filmati della campagna pubblicitaria

promossa da NPS Italia onlus nel 2014. Hivo  in uno degli episodi finisce sul lettino dello

psicoanalista, frustrato e depresso: non fa più paura.

Non sembra fare più paura, non se ne parla, le campagne sociali d’informazione e per la

prevenzione sono sempre meno numerose, tutti sembrano avere informazioni a sufficienza…ma i

contagi restano numerosi, troppi, persino in alcune regioni in aumento. Parliamo nel 2014 di quasi

4.000 nuovi casi solo in Italia. Come mai? Cosa accade?

Occorre promuovere una riflessione che parta dal modo in cui il sociale e la politica si occupano dei

fenomeni che rimandano al “pericolo”, alla “paura” e alla “morte”. Potremmo riattraversare grande

parte della storia dell’umanità e della storia economica, sociale, politica scegliendo come filo

conduttore la storia di malattie fisiche e psichiche, la storia delle grandi pestilenze: la peste e il

vaiolo, la peste bubbonica, la lebbra, il colera, in tempi più recenti la sifilide e  la febbre spagnola e poi l'asiatica.

La storia dell’HIV/AIDS è storia recente, anch’essa storia di paura e dunque anche di disagio

emotivo, di stigma e pregiudizio. Come sempre quando l’animo umano è turbato dall’idea della morte.

Tale storia viene di fatto fatta iniziare soltanto nel 1981 quando si cominciano a mettere insieme in

un quadro clinico simile le morti di diversi pazienti. E’ stata un’ecatombe e una pandemia, ha

seminato paura e angoscia e di conseguenza stigma, diffidenza, colpevolizzazione, isolamento sociale.

Dal 1996 una combinazione di farmaci riesce a immobilizzare il virus rendendo cronica la malattia.

Nei paesi sviluppati si muore sempre meno ma sembra non muoversi invece il numero dei contagi.

Restano le gravi problematiche sociali, economiche, organizzative e di qualità della vita dei

sieropositivi. Comprendiamo che in breve tempo i progressi scientifici hanno fatto moltissimo e la

ricerca sembra avanzare giornalmente. Tutto in modo estremamente veloce per i tempi

dell’umanità. Ma lenti, non lo dimentichiamo, per i singoli, per gli amici, i compagni, le compagne,

i mariti, le mogli, i figli persi in una battaglia che ancora deve essere vinta. La storia di una malattia

è anche la storia di chi l’ha combattuta e di chi l’ha resa visibile. Le associazioni hanno avuto un

ruolo fondamentale nell’assunzione di responsabilità politica, scientifica e sociale.

NPS Italia onlus, Network Persone Sieropositive, è un’associazione fondata ufficialmente nel 2004

il cui primo gruppo era costituito per la prima volta proprio da pazienti HIV+ con un’esperienza

maturata all’interno dell’Anlaids. Pazienti che hanno scelto di essere attivi nella promozione di

attività per la prevenzione, la sensibilizzazione, l’informazione ed il supporto psicosociale per le

problematiche legate all’HIV/AIDS. Presente ai tavoli di lavoro con le Pubbliche Istituzioni e le

Aziende farmaceutiche intende non far abbassare la guardia, come è giusto che sia. L’associazione

si è aperta in anni più recenti alla partecipazione di persone non sieropositive nell’ottica di un

lavoro più ampio orientato al benessere.

NPS Sezione Sicilia, di cui è fra i soci fondatori chi vi scrive, opera a Palermo da quasi tre anni. E’

un team che opera in modo autonomo e aperto ad altre realtà che si occupano di malattie croniche,

nell’interesse comune del Diritto alla Salute e della Qualità della Vita. La logica è la partecipazione,

il promuovere la consapevolezza del diritto alla salute, alla cura, alla non discriminazione, del

dovere del rispetto dell’altro, dell’ascolto, della solidarietà.

Qui a Palermo stiamo lavorando per promuovere iniziative per i giovani, per i migranti, per le

donne, per chi ha meno voce o ha dimenticato d’averla. Ma vogliamo lavorare nell’idea che una

cultura positiva e serena dell’attenzione a sé e all’altro sia comune, condivisa e diffusa.

Viviamo in tempi durissimi in cui l’individuo, i gruppi, le comunità non sono più in grado di

pensare in termini di solidarietà e condivisione, ciascuno arroccandosi sull’autocentratura, sulla

paura dell’altro (malato, straniero, diverso da me) E’ un tempo di paure ed incertezze che rischia di

far tornare indietro perché è un tempo che funziona su, e incontra, un sentimento diffuso, nella depressione generale.

Il ruolo delle associazioni è certamente cambiato in questo ultimo decennio, pensiamo a una delle

prime associazioni nate nel 1981. Il “Gay Men’s Health Crisis, fondata dallo scrittore ebreo

americano che si impegna attraverso essa affinché la malattia al suo insorgere non venga trattata

con superficialità dal mondo medico e sociale e politico. Per combattere occorre innanzitutto vedere

il nemico. E’ la storia raccontata dal film “The Normal Heart”, magnifico spaccato sul caos, il

dolore, il panico del moltiplicarsi delle morti nel mondo gay dei primi anni ottanta negli USA per il

Sarcoma di Kaposi, allora nominato e bollato come “Il cancro dei gay”.  Era il tempo della

difficoltà di identificare persino il quadro clinico, le modalità di contagio, individuare il pericolo e il

senso e i modi della prevenzione. Ci vorranno moli morti e in una popolazione sempre più ampia e

sempre meno identificabile come “categorie a rischio” (omosessuali, tossicodipendenti, prostitute)

per superare l’immagine e lo stigma di una “malattia della colpa”.

Le associazioni hanno fatto moltissimo per promuovere la ricerca e il sostegno politico, hanno fatto

e fanno moltissimo per diffondere il senso del diritto alla salute. Ma molto ancora occorre fare. E’

sempre più chiaro che nessuno si può sottrarre, neanche oggi con le cure efficaci esistenti il

fenomeno è superato. Si aprono molte questioni: di chi è oggi il problema? Come mai ancora tanta

diffusione? E’ ancora una volta un “problema d’altri”? Prima dei gay, poi delle popolazioni

africane, poi dei migranti in generale?

Una campagna pubblicitaria diffusa da NPS Italia recita: A volte l’altro sei tu.

Questo può non farci paura, ma attivarci. Mi piace concludere questa mia incursione in Postillare.it

proponendo di cambiare paradossalmente punto di vista sulla battaglia che combattiamo: Essa ci

obbliga alla “Resilienza”. La resilienza è quella forza che proviene dalle ferite, dai traumi, essa non

solo ci permette di recuperare le forze necessarie a combattere ed affrontare gli eventi ma promuove

una speranza progettuale. Resilienza viene dal latino “rimbalzare”. E’la capacità del tutto umana di

superare le difficoltà non solo con energia e vitalità, senza soccombere ma con un nuovo investimento e un nuovo slancio.

Maria Laura Sunseri

marialaura.sunseri@fastwebnet.it
per
NPS Italia – sez. Sicilia - Palermo
nps.sic@npsitalia.net tel: 389 4486042/ 328 6222134
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Video Covadonga




Video Oviedo




Video Cudillero


Video Gijón




Foto Oviedo

20 aprile 2015

Foto Gijón

Foto Cudillero

Foto Covadonga

Foto Avilès

Video Avilés






La voce della passione


Alessandra Salerno, classe 1987, è una giovane cantante palermitana da poco emersa nel panorama della musica italiana. La Salerno vanta diverse apparizioni televisive negli ultimi tempi, ma è soprattutto con l’esibizione a The Voice of Italy 2015 che emerge il suo talento; per dimostrare quest’ultimo, la cantante ha scelto di farlo con un brano molto famoso: Creep dei Radiohead, in un’inedita versione arrangiata con l’Autoharp.
L’originalità della cantante consiste oltre che nella sua vocalità non indifferente, in questo strumento.                                                                                                              
Sin dai primi accordi il pubblico e soprattutto la giuria in studio è colpita non solo dalla sua vocalità penetrante e coinvolgente al contempo, ma anche dall’accompagnamento che nell’insieme risulta un ibrido tra una fisarmonica, un’arpa e una chitarra. Il risultato è strabiliante.
 A dire il vero, ancor di più colpisce il fatto che una ragazza all’apparenza così timida e fragile come lei, tiri fuori in certi casi una voce così portentosa, alternando tali momenti anche ad acuti davvero sorprendenti. Insomma, la Salerno si presenta sin da subito una cantante dalle mille sorprese in grado di modulare i timbri vocali e gli accordi in base ai suoi scopi e all’atmosfera che vuole creare; è dunque una vera e propria incantatrice, e in effetti si è dimostrata tale dato che è stata in grado di convincere la commissione giudicante all’unanimità, entrando nel team di Piero Pelù.                                                                                                      
L’emozione della Salerno nel vedere poco prima dell’esibizione la giuria schierata è tanta, infatti queste sono le sue parole: “Quando li ho visti grati verso di me sono rimasta paralizzata”. Ancor più entusiasmante è stato per la Salerno vedere gli apprezzamenti della giuria.                  
Quest’ultima nei confronti della palermitana si è espressa chiaramente: la sua infatti è una musica straordinaria non solo per la perfetta commistione tra lo strumento e la voce, come detto poc’anzi,  ma anche per ciò che è in grado di trasmettere; la sua voce sembra quasi una preghiera, che emana un qualcosa di spirituale, andando oltre i confini della materialità. Insomma…sembra portare, almeno per il tempo della canzone, in un mondo più astratto, quasi etereo e metafisico.    
Lo stesso Piero Pelù, ha riconosciuto l’eccezionalità della giovane palermitana, tanto da invitarla a entrare nel suo team; egli ha apprezzato soprattutto il fatto che la Salerno ha saputo rendere una canzone così hard come Creep, in qualcosa di celestiale. Meglio ancora, ciò che ha colpito Pelù maggiormente è stato il fatto che la cantante ha saputo unire i due aspetti: l’elemento rock e quello più leggero; concludendo il suo apprezzamento nei confronti della palermitana, Pelù ha così definito la sua personalità: “un po’ diabolica e un po’ angelica”.                                                                             
Quanto al suo strumento e alle sue capacità espressive, non si può negare che esso abbia giocato un ruolo fondamentale per il suo successo, proprio per le atmosfere create: suggestive e cariche di emotività. Dal punto di vista rappresentativo e simbolico, sia la strumentazione che la sua voce sembrano incarnare la duplice personalità che c’è in lei: da un lato i suoni dolci e malinconici che imitano un po’ la fisarmonica, la chitarra e l’arpa rimandano al suo lato più debole ed emotivo, dall’altro la sua vocalità a volte irruenta e aggressiva, mostra il suo lato più prorompente. Dietro il suo aspetto cela dunque una grande carica, un’anima rock e classica.
 L’audience a cui si rivolge la cantante palermitana è dunque eclettica, proprio perché variegato è il suo modo di approcciarsi al pubblico.
La Salerno dunque con questo suo modo di fare musica è destinata, almeno per il momento, ad essere la nuova star musicale del momento, un po’ come nel 2010 era stata la giovane cantautrice romana, Nathalie, che con la sua esibizione al talent X Factor e con le sue canzoni inedite, aveva riscontrato un gran successo, vincendo anche il la quarta edizione del talent.

                                                                                                                          

     Lavinia Alberti

Intervista a Alexandre Vella

Ciao Alexandre! Prima di tutto ti faccio i miei complimenti, anche come persona. Sei un ragazzo d’oro!

1)      Parlaci della tua formazione da musicista e cantante

 Ciao. Grazie mille! Essere una Persona è molto più importante che essere un cantante, un musicista, un attore… anzi, puntualizzo la differenza tra essere e fare..per non alimentare l’equivoco diffuso in cui sembreremmo essere ciò che facciamo.. Io Faccio, il cantante e l’attore, ma sono Alexandre con la mia storia di bambino nato da mamma francese, nella Sicilia del papà cantante. Cresciuto circondato da strumenti musicali, da musicisti, ascoltando la musica che ascoltava papà e che cantava papà. Insomma un imprinting molto forte, molto naturale, quasi inevitabile. Le prime “farfalle allo stomaco” le ho sentite intorno ai 10 anni ascoltando una canzone di Stevie Wonder che si chiama Knocks me of my feet, una canzone meravigliosa della quale non capito assolutamente il testo, ma che era in grado di veicolarmi sensazioni forti, belle, indescrivibili a parole. A quel punto ho capito il potere comunicativo della musica,la sua capacità di essere al di sopra di qualsiasi concetto razionale, di comunicare l’indescrivibile. Ho quindi chiesto a mio padre di insegnarmi a suonarla al piano e così ho lentamente imparato da autodidatta a suonare il piano per potermi accompagnare e cantare.

2)      Quanto la famiglia ti ha aiutato a inseguire le tue passioni e i tuoi sogni?

La mia famiglia è stata determinante! Ho la fortuna di avere appunto un papà musicista e una mamma artista (si sono conosciuti lavorando nei villaggi vacanze). Insomma hanno ben chiaro quanto sia importante tentare di fare nella vita ciò per cui ci sentiamo votati.

3)      Quali sono state le emozioni che ti hanno accompagnato alla tua prima esibizione a The Voice?

La prima esibizione a The voice è stata una “bolla”. L’emozione c’era ma c’era anche la stanchezza di una lunga attesa e lo stress per il mio stato di salute. Ero raffreddatissimo e temevo un colpo di tosse, ma fortunatamente tutto bene. Noemi si è girata e in un attimo ho realizzato che ero dentro! Un bella emozione.

4)      Come ti trovi con il team di Noemi? Parlaci delle tue amicizie all’interno del programma

Col team Noemi mi trovo molto bene. I ragazzi che ha scelto sono molto bravi e tra di loro ho anche trovato degli amici. Lei è giovane ed è passata più o meno per le stesse vie e il suo vocal coach Andrea Rodini è un musicista capace che sa aiutare e consigliare bene.

5)      La cosa che piu’ ti ha emozionato durante The voice?

Esclusa l’emozione dell’esibizione, ovviamente, mi ha emozionato molto rivedermi. Stare dentro è una cosa, osservarsi da fuori e in qualche modo percepirsi diversamente è una cosa molto particolare. Così come particolare e inaspettato è stato il ritorno che ho avuto da questa breve esibizione: centinaia di persone che mi hanno contattato su fb per farmi i complimenti, per incitarmi a dare il massimo. Non me lo aspettavo affatto.

6)      Cosa ti aspetti dal programma?

Dal programma mi aspetto che mi dia l’opportunità di farmi vedere ed apprezzare, ma soprattutto che mi permetta di crescere professionalmente. Non penso che potrò vincere. Un programma come the voice segue logiche televisive dove è importante cantare bene ma è altrettanto importante essere un personaggio.Io non sono personaggio, non sono neanche più troppo giovane (31 anni) rispetto all’età dei personaggi musicali su cui si punta ultimament, anche perché la maggiore fetta di pubblico e’ tra i giovani giovanissimi che si “appassionano” più facilmente a loro coetanei. Poi il genere musicale che prediligo ovvero il soul, il funky in Italia non esistono e se ancora non esistono forse è perché non se ne sente la mancanza…
Io mi auguro nella vita di riuscire a vivere, quindi guadagnare, di ciò che amo…quindi mi auguro di ricevere questo da the voice: la possibilità di affermarmi professionalmente. 

7)      Hai anche qualche lavoro teatrale in progetto?

Per il momento ho messo tutto in standby ovviamente. Il prossimo lavoro teatrale previsto per il momento è a Novembre dove lavorerò con un regista con cui ho già lavorato e per il quale nutro grande stima,Marco Baliani.

8)      Alla fine di una intervista, noi di Postillare, facciamo sempre una solita domanda, chiediamo un segreto, qualcosa in esclusiva che non hai mai detto e che confidi solo a noi ( e da questo momento al mondo intero).

Un segreto…mmm… dai ce l’ho! Dunque… quando ero piccolo e passavo i pomeriggi a suonare e cantare a squarciagola cantavo di tutto e mi divertivo persino a cantare le canzoni di Gigi D’alessio… ecco l’ho detto… chi mi conosce e sa quanto io soulettaro e funkettaro (quindi internazionale) se la ghignerà ad immaginarmi neomelodico!!!

9)      Un saluto ai lettori!


Saluto tutti i lettori e auguro a tutti loro di riuscire a non lasciarsi schiacciare e immobilizzare dalle paure legate al futuro, per concentrarsi, con un po’ di incoscienza, su un presente in cui si persegue il sorriso, il bello, e ciò che ci fa stare bene qui e ora. Il presente è l’unica cosa che esiste e la gioia è una scelta che facciamo noi in ogni istante della nostra vita.

Spettacolo Al Convento cabaret con Salvo Caminita

“Non credo di essere.. Salvo! Viaggi tra musica e cabaret”
Lo spettacolo varietà comico musicale del cabarettista palermitano Salvo Caminita approda al Convento Cabaret di via Castellana Bandiera 66 Palermo

Con Parodie, Personaggi, Musica e Risate per una serata scoppiettante.

Tanti altri ospiti in scena
Tra cui la cantante Rosa Ippolito Performer

Con la straordinaria Partecipazione di Tiberio Tibba Cantafia

Uno spettacolo divertentissimo... !

Necessaria la prenotazioni
339 4443588
Convento Cabaret via Castellana Bandiera 66 Palermo

Intervista alla scrittrice Teresa Gammauta

Ciao Teresa, grazie per aver accettato con entusiasmo una nostra intervista. Fabio Ceraulo ci ha parlato molto bene di te come persona oltre che scrittrice. Sappiamo anche che hai una biblioteca molto fornita, 3000 volumi. Quali sono i tuoi preferiti?




n     Questa è una domanda alla quale non riesco mai a rispondere. Sono troppi i libri che ho amato per poter decidere quali siano i miei preferiti. Poi mi piace leggere di tutto, perché tutto mi incuriosisce. Certo ci sono autori che considero imprescindibili  - e anche qui elencarli è impossibile - e altri ai quali sono legata in modo particolare, come Steinbeck, Faulkner, Pavese. Mi piace il teatro e la poesia e sono un’appassionata di gialli. Specie del giallo classico inglese. E’ il genere di lettura che mi aiuta a rilassarmi e che, parafrasando Poirot,  stimola le mie “cellule grigie”.

Quando hai deciso di scrivere qualcosa di tuo?

n      Io ho sempre scritto. Dai diari personali alle poesie ai racconti. Per tutta la vita non ho fatto altro che buttare giù note e pensieri aspettando il momento in cui mi sarei decisa a “scrivere” seriamente. Momento che non arrivava mai perché nessuno sembrava mai quello giusto. Troppi impegni, la famiglia, le figlie. Tutte scuse che raccontavo a me stessa per non ammettere che magari avevo paura di mettermi in gioco. Poi durante una breve vacanza a Salina, una delle Eolie, è nata l’idea di un romanzo ambientato in quei luoghi straordinari . Io sono siciliana e la dimensione dell’isola mi appartiene ma le piccole isole hanno un fascino particolare, sono posti dove davvero è possibile ritrovare se stessi. Tornata a casa ho iniziato a scrivere “Isole”. L’ho finito in meno di due mesi ma confesso che non credevo che avrei trovato un editore, non subito almeno. Le case editrici ricevono talmente tanti manoscritti che è quasi un miracolo riuscire già ad essere letti. La Milena – una giovane e seria casa editrice di Napoli – per fortuna lo ha fatto e in poco tempo il libro è stato pubblicato.

Parlaci del tuo romanzo “Isole”: quanto c’è di Teresa nella protagonista?

n    In verità molto poco. E’ opinione diffusa che le prime opere siano quasi sempre in buona parte autobiografiche ma ad essere sincera ho messo poco di me in Paola, la protagonista. Anzi direi che Paola è proprio il genere di donna che mi sono sempre sforzata di non diventare. In comune con me ha solo il fatto di aver scelto di dedicarsi alla famiglia piuttosto che alla carriera lavorativa, ma laddove la mia è stata una scelta ponderata e consapevole la sua è stata una sorta di deriva dell’esistenza, quasi indipendente dalla sua volontà. Paola è una donna che arrivata a 45 anni si accorge improvvisamente di vivere una vita che non sente più appartenerle. E’ sposata da molti anni con un uomo affermato e affascinante, ha due figli grandi che studiano all’estero, una bella casa, un’esistenza agiata e tranquilla. Ma di colpo tutto le è estraneo. Capisce di essersi persa, di non essere più – o forse di non essere mai stata – la donna che credeva e decide  di fuggire. Mette qualcosa in un trolley, lascia un biglietto con poche spiegazioni e con un taxi raggiunge il porto dove prende il primo traghetto in partenza per un’isola di cui non dico il nome ma che è chiaramente Salina. Torna nei luoghi dove trascorreva le vacanze dell’infanzia perché spera di potersi ritrovare recuperando la bambina di un tempo. La sua è una fuga istintiva, non ragionata. E tutto quello che le succede dopo è determinato dall’istinto, non dalla ragione. Incontra un uomo e per la prima volta nella sua vita sperimenta una passione devastante che la porta ad interrogarsi ancora più profondamente su se stessa e sulla sua radicata incapacità di scegliere e determinarsi. Fino all’inevitabile epilogo. Aperto, come la vita, a mille possibilità.

A chi consiglieresti particolarmente la sua lettura e perché?

n    Essendo un romanzo per così dire “al femminile”, verrebbe da dire a tutte le donne, specie non giovanissime che vivono momenti di incertezza e di crisi. In realtà  invece mi piacerebbe che fossero principalmente gli uomini a leggerlo, proprio per sfatare la convinzione che le storie di donne siano inevitabilmente destinate a un pubblico femminile. Devo riconoscere che molti dei commenti più entusiasti al libro sono arrivati proprio da lettori maschili. Uomini che mi hanno detto di essersi riconosciuti in alcuni tratti della storia della protagonista, o di aver sperimento emozioni simili in particolari momenti della loro vita. A dimostrazione del fatto che non esistono sentimenti di natura maschile o femminile. La natura dei sentimenti non ha determinazioni di alcun genere.


Hai altri libri nel cassetto?

n    Sto finendo di scrivere un romanzo che a breve spedirò al mio editore e che spero possa essere pubblicato prima dell’estate. Questa volta racconterò un ritorno e non una fuga. E ne ho già iniziato un terzo a cui tengo molto e che sarà completamente diverso, una specie di banco di prova per le mie capacità narrative.

Alla fine di ogni intervista, noi di Postillare facciamo sempre la solita domanda, chiediamo qualcosa in esclusiva che non hai mai detto a nessuno e che  regali a noi di Postillare.

n    Mi piacerebbe scrivere una storia di tipo adolescenziale, il che considerata la mia età non più verdissima può far sorridere. In realtà vorrei raccontare proprio gli adolescenti della mia generazione, quelli che oggi sono padri e madri,  che magari dicono “ai miei tempi” e che spesso agli occhi dei figli non sono mai stati giovani. Sarà che in qualche modo io a volte ho difficoltà a sentirmi “grande”. Se qualcuno di colpo mi chiedesse quanti anni ho e rispondessi senza riflettere credo che direi “venti”. Ecco vorrei raccontare i ventenni, i sedicenni dei “miei tempi”, quelli che esistono ancora dietro le rughe dei cinquantenni di oggi.

Un saluto per gli amici di Postillare.

n    E’ stato un piacere conoscere, grazie a Debora Collotta, questa rivista. E’ giovane, fresca ma molto professionale ed accurata. La lettura è un aspetto fondamentale della vita oggi spesso trascurato, per questo ogni forma di coinvolgimento o incitamento ad essa va sostenuto con forza. I lettori per definizione già leggono e quindi la cosa che mi sento di augurare è di leggere ancora di più e meglio. Magari anche i miei libri.


Intervista di Debora Collotta


16 aprile 2015

Evento"Pri-Ma-Vera Art Nobless" 18/19 aprile Terrazze Charleston Mondello

COMUNICATO STAMPA

Nella prestigiosa cornice del golfo di Mondello, nelle sale del ristorante “Alle Terrazze”, dell'Antico Stabilimento Balneare di Mondello, conosciuto come “Charleston”, sabato 18 e domenica 19 aprile l'Associazione Culturale Rigatonidea nel quadro delle attività di “Art Nobless” presenta “Pri-Ma-Vera Art Nobless”, una rassegna di eventi dedicati all’arte, alla pittura e alla danza che ha già esordito giovedì 15 con l’inaugurazione della mostra collettiva di pittura alla Sala delle Carrozze di villa Niscemi.
Il programma prevede oltre 24 ore di eventi con inizio alle 16,30 del sabato e conclusione allo scoccare della mezzanotte della domenica. Appuntamento fisso della due giorni la mostra “Artigianalmente incopiabili”, curata da Maria Rita Saporito, con le creazioni di prestigiosi artigiani che, utilizzando i più svariati materiali, danno vita a pezzi unici e inimitabili.
Ancora una volta - ha detto Rita Saporito - Art Nobless porta l’eccellenza della creazione hobbistico/artigianali nei luoghi che sono l’eccellenza siciliana. La location dell’antico stabilimento balneare di Mondello è una cornice perfetta per l’esposizione di prestigiose creazioni. “
Alle 17 “vernissage” di arte, cultura e moda; alle 17,30 la manche iniziale del primo torneo di burraco “Primavera Nobless”. Alle 22, spazio allo spettacolo dei ballerini di Tango Argentino che trasformeranno la sala del primo piano dello stabilimento in una Milonga. Alla mezzanotte “Milonga Liberty”, lo spettacolo dei Maestri Carolina Rivero e Donato Juarez, con il supporto del Centro Corografico Espace di Palermo e del tj Matteo Timo.
La domenica apertura alle 10; alle 10,30 la seconda manche del torneo di burraco “Primavera Nobless”. Alle 20,30, spazio alla moda e allo spettacolo con la tappa palermitana di “Miss Reginetta d’Italia” che concluderà l’evento.
L'ingresso alla serata di tango e al torneo si burraco è con invito. Per informazioni chiamare il 3924296221







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Giornale Cittadino Press
Direttore Responsabile
Domenico La Barbera
 

Interviste mese aprile di RACCONTAMI DI TE,scritte da Alba Maniscalco con la partecipazione di Nicolò D'Anna.

RACCONTAMI DI TE è un blog indirizzato a tutti coloro che hanno voglia di raccontarci la loro storia, le loro esperienze significative ed incisive nella loro vita. Nel nostro blog, avrete la possibilità di leggere storie di vita comunicate a noi attraverso interviste che ci hanno gentilmente rilasciato. Se anche tu hai voglia di raccontarmi la tua storia, le tue testimonianze o esperienze contattaci raccontamidite8994@gmail.com 
Sarò sempre disponibile ad ascoltarti! Che aspetti? RACCONTAMI DI TE.

Le interviste sono scritte da Alba Maniscalco con la partecipazione di Nicolò D'Anna.




Sezione comici: 
Sezione attore teatrale:
Sezione attore cinematografico:
Ferdinando Gattuccio

Sezione cantanti:
Sezione wedding planner:




E' online il #43 della rivista Postillare

12 aprile 2015

Drogas de diseño

Esta expresión se refiere a  fármacos de síntesis de forma clandestina al fin de evitar las disposiciones existentes de las leyes, generalmente mediante la preparación de derivados o análogos de fármacos existentes mediante la modificación de su estructura química.

Normalmente se refiere a un conjunto de sustancias psicoestimulantes, en su mayoría derivadas de anfetaminas. La historia de las drogas de diseño comienza hacia los años sesenta con la recuperación de la síntesis del MDMA (3,4-metilendioximetanfetamina). sustancia había sido descubierta en 1912 y patentada en 1914 por la compañía Merck como vasoconstrictora (según otros como anorexígeno), pero nunca llegó a comercializarse.

Hoy estas drogas de síntesis se presentan habitualmente en forma de comprimidos colorados con imágenes llamativos y se las denomina vulgarmente "pastillas".
Su uso se ha asociado a fiestas y músicas electrónicas, que se consumen los fines de semana en ambientes festivos y en compañía de amigos. 
Sus consumidores pretenden facilitar la comunicación y las relaciones personales y conseguir una sensación de euforia, disminuyendo el cansancio, el hambre, la sed.

En general, el creciente éxito de estas sustancias radìca creencias erróneas . 
( La creencia generalizada de su inocuidad). Muchos ni siquiera consideran que el éxtasis sea una sustancia de abuso.

Por una parte su presentación atractiva y cómodo uso  y de otra el  efecto que produce de autoconfianza, estado de alerta, aumento de la resistencia, mejor rendimiento físico y efecto anorexígeno.

Tambièn para la duración de su efecto estimulante sobre el Sistema Nervioso Central y su relativamente bajo costo y fácil disponibilidad (depp web).

Con respecto a drogas ilegales no podemos saber con seguridad que pureza o potencia tienen.

¿Qué efectos produce?
Se ha comprobado que en pocos meses el individuo puede pasar de tomar 1 pastilla por noche a tomar incluso de 6 a 8, aspecto que favorece los cuadros de intoxicación.
En términos generales, los efectos de todas estas sustancias son similares y directamente relacionados con la dosis, frecuencia del uso y vía de administración. 

Los sujetos consumidores relatan: Efectos psíquicos
Cambios conductuales como euforia, elevación de la autoestima y desinhibición. Puede producirse confusión, ansiedad o agresividad. La depresión que sobreviene tras su retirada puede ser importante y causar claras inclinaciones suicidas.
Efectos alucinógenos leves. pueden producir alteraciones del color, pero no da lugar a la visión de objetos irreales.
Existe gran confusión en relación a sus posibles efectos afrodisiacos ya que si bien para algunos autores existe dicho efecto, otros incluso postulan que puede producir dificultad para conseguir la erección y la eyaculación.


Los derivados anfetamínicos de síntesis tienen los mismos efectos simpaticomiméticos que las anfetaminas y suelen dar lugar a visión borrosa, anorexia, elevación de la presión arterial y taquicardia. Sin embargo, todos estos efectos presentan grandes variaciones interpersonales.
Recientes experimentos en animales, ponen de manifiesto la destrucción de neuronas serotoninérgicas en diversas regiones del cerebro. A largo plazo se originan alteraciones de naturaleza psiquiátrica como  la esquizofrenia.


"Éxtasis"

El éxtasis es la 3,4-metilendioximetanfetamina. No se debe beber alcohol, ya que puede desencadenar un cuadro conocido como "golpe de calor", con alto riesgo de deshidratación. Se han registrado casos, en los que el consumidor sufre taquicardia, mareos, vómitos, calambres, nerviosismo,.Además, pueden persistir una serie de efectos residuales, tales como insomnio, agotamiento,, irritabilidad, que desaparecen con una nueva dosis.

 "Eva"

Sus efectos ocurren mas rápidamente y son de duración mas corta.
Produce neurotoxicidad sobre el sistema serotoninérgico y, en lo que se refiere a la temperatura corporal, induce hipertermia. Es la que menos altera la percepción de su consumidor, pero la que más estimula el sistema nervioso central.

"Píldora del amor"

El MDA o píldora del amor se sintetizó en Alemania en 1910 y combina los efectos de la anfetamina y la mescalina.
Parece mostrar mayores efectos alucinógenos y una toxicidad superior al éxtasis. Tiene fama de ser afrodisíaca, aunque este efecto nunca ha sido comprobado científicamente. El efecto tiene lugar a los 30-60 minutos de la ingestión y dura entre 6 y 10 horas.
Dosis superiores a los 300 mg, pueden producir hi peractividad, aumento de la salivación, y, en casos graves convulsiones, fallo respiratorio y muerte.

"Polvo de ángel"

La fenciclidina se comenzó a fabricar en los años 50 como anestésico intravenoso y luego se dejó de utilizar debido a que producía agitación, estados de delirio y conductas irracionales. Se trata de un polvo blanco, cristalino, que se disuelve fácilmente en agua o alcohol.
Tiene un sabor amargo distintivo y se puede mezclar con facilidad con colorantes. Se comercializa en forma de diversas clases de tabletas, cápsulas y polvos de colores. Por lo general se usa inhalada, fumada o ingerida. Para fumarla se suele aplicar a hojas de plantas, como menta, perejil, orégano o marihuana.
Los efectos en el cerebro inhiben la habilidad para concentrarse, pensar de manera lógica. Ocurren cambios dramáticos en la percepción, los pensamientos y el estado de ánimo. Algunos experimentan una euforia de leve a intensa, mientras que otros se sienten amenazados por el miedo.
Puede interaccionar con otros depresores del sistema nervioso central, ponendo en peligro la vida del paciente.

Debido al gran auge de estas sustancias, a su fácil síntesis y al vacío legal que existe ante la comercialización de nuevos productos, se consumen otros muchos grupos de drogas de síntesis. Tal es el caso de Poppers.



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