Vocazione,
dal termine latino vocare (chiamare) indica, in ambito non religioso, una
particolare ed innata tendenza verso un modo di vivere, una predisposizione
naturale, un inclinazione, non comune,
verso ‘doni’ o peculiarità .
In
senso religioso, la vocazione, si è sempre intesa come la ‘chiamata’ del
Signore a seguirlo nei diversi modi di vivere da cristiani. La vocazione è,
quindi, l’aver incontrato il Cristo che ci invita a seguirlo. Vocazione è la
chiamata e allo stesso tempo l’assenso di chi decide di seguire il Signore. Ancor
più intrinsecamente nell’ambito del comune ‘sentire’ del cattolicesimo, per vocazione si intende la voglia, anzi la
necessità di seguire le orme del Cristo accettando un particolare tipo di vita
che può essere sacerdotale, monastico o religioso (a sua volta quest’ultimo può
essere laico o sacerdotale). Sin qui quasi un tecnicismo lessicale,
etimologico.
In
senso religioso, come abbiamo detto, la vocazione è l’incontro con il Gesù di
Nazaret che ci invita a seguirlo. La vocazione è il riconoscere il Dio fattosi
uomo e la conseguente necessità di seguire le Sue gesta, la Sua legge, il suo
‘unico’ comandamento: <<amatevi come io vi amo, come io vi ho
amati>> (cioè morendo in croce per la nostra salvezza)
Vocazione
è l’avere scoperto che l’unico modo per essere pienamente uomini è accettare
l’amore del Signore che ci fa liberi e quindi felici.
Vocazione, quindi, è
innamorarsi. È fare del vangelo la propria legge riconoscendola come l’unica
che ci possa
rendere liberi da ogni incrostazione ‘umana’ che ci rende schiavi di dei bugiardi. È innamorarsi dell’uomo in
quanto tale, con i suoi limiti che lo rendono fragile verso l’alterità. La vocatio è la voce amorevole d’un padre
che tiene alla salvezza dei propri figli. È amore incondizionato di quel Dio
che si fece uomo per avvicinarsi a noi, di quel Dio che decise di salvarci per
mezzo della nostra stessa umanità (caducità).
Vocazione,
allora non può essere, in alcun caso, sinonimo di rinuncia. Dio. Quando chiama
non toglie nulla, ma anzi aggiunge.
Vocazione,
ancora, è l’avere raggiunto la felicità assoluta. È non aver bisogno d’altro
che dell’amore del Padre che nutre i suoi figli con ogni prelibatezza.
E
infine, vocazione è fiducia assoluta e certa sempre in Dio e negli uomini che
da Lui provengono.
Tanti
esempi, potremmo fare, per acclarare ciò che sopra abbiamo inteso dire.
Tantissimi uomini che dopo aver conosciuto e risposto alla chiamata del Signore
hanno lasciato tutto per seguirlo, ma non per rinuncia, non con tristezza per quel che han lasciato, ma anzi con
gioia per essersi liberati del superfluo che li imprigionava: Francesco
d’Assisi, Giovanni Bosco, Pio da Pietralcina, Antonio da Padova, e tanti,
tantissimi altri che gioiosamente hanno riconosciuto la misericordia del
Signore.
Francesco Romano
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