Ciao Teresa, grazie per aver accettato con entusiasmo una
nostra intervista. Fabio Ceraulo ci ha parlato molto bene di te come persona
oltre che scrittrice. Sappiamo anche che hai una biblioteca molto fornita, 3000
volumi. Quali sono i tuoi preferiti?
n
Questa è
una domanda alla quale non riesco mai a rispondere. Sono troppi i libri che ho
amato per poter decidere quali siano i miei preferiti. Poi mi piace leggere di
tutto, perché tutto mi incuriosisce. Certo ci sono autori che considero
imprescindibili - e anche qui elencarli
è impossibile - e altri ai quali sono legata in modo particolare, come
Steinbeck, Faulkner, Pavese. Mi piace il teatro e la poesia e sono
un’appassionata di gialli. Specie del giallo classico inglese. E’ il genere di
lettura che mi aiuta a rilassarmi e che, parafrasando Poirot, stimola le mie “cellule grigie”.
Quando hai deciso di scrivere qualcosa di tuo?
n
Io ho sempre scritto. Dai diari personali alle
poesie ai racconti. Per tutta la vita non ho fatto altro che buttare giù note e
pensieri aspettando il momento in cui mi sarei decisa a “scrivere” seriamente.
Momento che non arrivava mai perché nessuno sembrava mai quello giusto. Troppi
impegni, la famiglia, le figlie. Tutte scuse che raccontavo a me stessa per non
ammettere che magari avevo paura di mettermi in gioco. Poi durante una breve
vacanza a Salina, una delle Eolie, è nata l’idea di un romanzo ambientato in
quei luoghi straordinari . Io sono siciliana e la dimensione dell’isola mi
appartiene ma le piccole isole hanno un fascino particolare, sono posti dove
davvero è possibile ritrovare se stessi. Tornata a casa ho iniziato a scrivere
“Isole”. L’ho finito in meno di due mesi ma confesso che non credevo che avrei
trovato un editore, non subito almeno. Le case editrici ricevono talmente tanti
manoscritti che è quasi un miracolo riuscire già ad essere letti. La Milena –
una giovane e seria casa editrice di Napoli – per fortuna lo ha fatto e in poco
tempo il libro è stato pubblicato.
Parlaci del tuo romanzo “Isole”: quanto c’è di Teresa nella
protagonista?
n
In verità molto poco. E’ opinione diffusa che le
prime opere siano quasi sempre in buona parte autobiografiche ma ad essere
sincera ho messo poco di me in Paola, la protagonista. Anzi direi che Paola è
proprio il genere di donna che mi sono sempre sforzata di non diventare. In
comune con me ha solo il fatto di aver scelto di dedicarsi alla famiglia
piuttosto che alla carriera lavorativa, ma laddove la mia è stata una scelta
ponderata e consapevole la sua è stata una sorta di deriva dell’esistenza,
quasi indipendente dalla sua volontà. Paola è una donna che arrivata a 45 anni
si accorge improvvisamente di vivere una vita che non sente più appartenerle.
E’ sposata da molti anni con un uomo affermato e affascinante, ha due figli grandi
che studiano all’estero, una bella casa, un’esistenza agiata e tranquilla. Ma
di colpo tutto le è estraneo. Capisce di essersi persa, di non essere più – o
forse di non essere mai stata – la donna che credeva e decide di fuggire. Mette qualcosa in un trolley,
lascia un biglietto con poche spiegazioni e con un taxi raggiunge il porto dove
prende il primo traghetto in partenza per un’isola di cui non dico il nome ma
che è chiaramente Salina. Torna nei luoghi dove trascorreva le vacanze
dell’infanzia perché spera di potersi ritrovare recuperando la bambina di un
tempo. La sua è una fuga istintiva, non ragionata. E tutto quello che le
succede dopo è determinato dall’istinto, non dalla ragione. Incontra un uomo e
per la prima volta nella sua vita sperimenta una passione devastante che la
porta ad interrogarsi ancora più profondamente su se stessa e sulla sua
radicata incapacità di scegliere e determinarsi. Fino all’inevitabile epilogo.
Aperto, come la vita, a mille possibilità.
A chi consiglieresti particolarmente la sua lettura e
perché?
n
Essendo un romanzo per così dire “al femminile”,
verrebbe da dire a tutte le donne, specie non giovanissime che vivono momenti
di incertezza e di crisi. In realtà
invece mi piacerebbe che fossero principalmente gli uomini a leggerlo,
proprio per sfatare la convinzione che le storie di donne siano inevitabilmente
destinate a un pubblico femminile. Devo riconoscere che molti dei commenti più
entusiasti al libro sono arrivati proprio da lettori maschili. Uomini che mi
hanno detto di essersi riconosciuti in alcuni tratti della storia della
protagonista, o di aver sperimento emozioni simili in particolari momenti della
loro vita. A dimostrazione del fatto che non esistono sentimenti di natura
maschile o femminile. La natura dei sentimenti non ha determinazioni di alcun
genere.
Hai altri libri nel cassetto?
n
Sto finendo di scrivere un romanzo che a breve
spedirò al mio editore e che spero possa essere pubblicato prima dell’estate.
Questa volta racconterò un ritorno e non una fuga. E ne ho già iniziato un
terzo a cui tengo molto e che sarà completamente diverso, una specie di banco
di prova per le mie capacità narrative.
Alla fine di ogni intervista, noi di Postillare facciamo
sempre la solita domanda, chiediamo qualcosa in esclusiva che non hai mai detto
a nessuno e che regali a noi di
Postillare.
n
Mi piacerebbe scrivere una storia di tipo
adolescenziale, il che considerata la mia età non più verdissima può far
sorridere. In realtà vorrei raccontare proprio gli adolescenti della mia
generazione, quelli che oggi sono padri e madri, che magari dicono “ai miei tempi” e che
spesso agli occhi dei figli non sono mai stati giovani. Sarà che in qualche
modo io a volte ho difficoltà a sentirmi “grande”. Se qualcuno di colpo mi
chiedesse quanti anni ho e rispondessi senza riflettere credo che direi
“venti”. Ecco vorrei raccontare i ventenni, i sedicenni dei “miei tempi”,
quelli che esistono ancora dietro le rughe dei cinquantenni di oggi.
Un saluto per gli amici di Postillare.
n
E’ stato un piacere conoscere, grazie a Debora
Collotta, questa rivista. E’ giovane, fresca ma molto professionale ed
accurata. La lettura è un aspetto fondamentale della vita oggi spesso
trascurato, per questo ogni forma di coinvolgimento o incitamento ad essa va sostenuto
con forza. I lettori per definizione già leggono e quindi la cosa che mi sento
di augurare è di leggere ancora di più e meglio. Magari anche i miei libri.
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