Al
giorno d’oggi dire bugie sia per nascondere una nostra brutta azione, sia per
attirare l’attenzione altrui e farci guardare con occhi diversi dalla società,
è ormai divenuta un’abitudine tanto che non si trova più una persona realmente
sincera. Purtroppo, a volte, la sola azione di dire bugie “a fin di bene” può
trasformarsi in una complicata patologia psicoclinica, ovvero quella che passa
sotto il nome di “ ideale dell’io” che sarebbe la miscela di due patologie ben
conosciute: la megalomania e la mitomania. Rispettivamente quest’ultime sono la
mania di grandezza e la mania di mentire a scopo di esaltazione psicologica di
sé. Si viene a delineare così la cosiddetta figura del “bugiardo patologico” il
quale non può fare a meno di mentire. Molto spesso, nella nostra società, si
pensa sia “normale” dire qualche bugia, non considerando il fatto che la stessa
azione di raccontare “ favole” possa portare alla genesi di una patologia oggi
molto frequente che è appunto quel sentimento di percezione di se stessi che si
vorrebbe avere per sentirsi adeguati alla società oggettiva contemporanea.
Quest’ultima è molto difficile sia da scoprire, in quanto le persone che stanno
vicine al soggetto non solo gli danno fiducia, ma inoltre non si accorgono di
tutte le bugie che dice (alcune a volte anche dannose sia per se stesso che per
le persone che lo circondano nell’ambito della sua vita privata), sia da
curare, poiché il soggetto affetto rifiuta fin dall’inizio una cura in quanto
la sola idea di sentirsi “insano”, e quindi “malato”, a suo parere, è una cosa
umiliante ed orribile.
Adesso,
perché definire questa patologia una miscela di altre due quali la megalomania
e la mitomania?
Allora,il
megalomane è colui che cerca di fuggire da se stesso, dall’ immagine interna
negativa di sé, attraverso l’esaltazione di proprie qualità per la maggior
parte inventate, tanto che ha il continuo bisogno di esporre i suoi progetti a
prova di realtà. Nel corso degli anni, disgraziatamente, il megalomane associa
a quest’immagine negativa di sé un bisogno di punizione dovuto sia all’angoscioso
disprezzo di sé, sia ai sensi di colpa maturati per via dei suoi comportamenti
sleali nei confronti degli altri. A volte però questo “bisogno di autopunirsi”
sfocia in un masochismo morale, ovvero un “volersi male”, che può condurre
all’annientamento totale dell’individuo.
Differentemente,
il mitomane preferisce circondarsi di fantasie ingannando gli altri ma eludendo
anche ogni possibile confronto. A volte il
soggetto s’inganna da solo creandosi così un mondo ideale in cui egli stesso è
convinto di vivere, un cosiddetto “mondo dell’apparenza”, generando un netto
estraniamento dalla realtà e dalla società oggettiva. Continuando a vivere nel
mondo generato dalla sua psiche, egli finisce o per rendersi conto di essersi
ingannato per tutta la vita cadendo nella più nera depressione e portando, come
avviene nel megalomane, verso continui e pesanti sensi di colpa che lo
condurranno all’annientamento di sé; oppure decide di “vivere” per sempre nel
suo mondo ideale andando incontro a ben altre patologie altrettanto pericolose,
quali la bipolarità.
Come
ho precedentemente accennato, lo sviluppo di entrambe patologie (megalomania e
mitomania) segue 4 fasi: la nascita, lo sviluppo, l’acme e il possibile crollo;
e di solito pongono le loro basi sin dalla prima infanzia, esattamente quando
il bambino conosce il potere della critica soprattutto nei suoi confronti o
perché fin da piccolo gli è stato chiesto di dare delle dimostrazioni
eccezionali delle proprie qualità, e non riuscendoci e non volendo deludere le
aspettative altrui, decide di mentire a fin di bene per essere ben visto e
lodato, oppure perché è stato oggetto di giudizi sociali e persecutori da parte
dei suoi coetanei. Oggi la psicoterapia opta per una cura immediata ed efficace
nei confronti di questi soggetti che, pur non rendendosene conto, degenerano
giorno dopo giorno, tanto che bisogna suggerirgli, anzi imporgli, una terapia
adeguata che opererà al fine di scoprire la causa che ha portato l’individuo a
stipulare un’immagine negativa di sé, combatterla rendendolo consapevole della
propria patologia, spronandolo ad operare psicologicamente affinchè possa
imparare a non dar peso all’opinione altrui, ed aiutandolo a porre le basi
necessarie per rientrare in contatto con il mondo reale.
E’
bene quindi dar peso a tutto ciò che ci circonda evitando di considerare“futile”
od alquanto “normale” cose o azioni quotidiane (bugie,nervosismo,scatti d’ira)
che in realtà possono trasformarsi in gravi patologie in cui diventa necessario
l’immediato intervento della psicoterapia per evitare che il soggetto giunga ad
una condizione degenerativa per la quale non si potrà trovare più alcuna
soluzione.
Azzurra Puccio
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