4 giugno 2014

Le bugie… non sempre sono salutari!!!


Al giorno d’oggi dire bugie sia per nascondere una nostra brutta azione, sia per attirare l’attenzione altrui e farci guardare con occhi diversi dalla società, è ormai divenuta un’abitudine tanto che non si trova più una persona realmente sincera. Purtroppo, a volte, la sola azione di dire bugie “a fin di bene” può trasformarsi in una complicata patologia psicoclinica, ovvero quella che passa sotto il nome di “ ideale dell’io” che sarebbe la miscela di due patologie ben conosciute: la megalomania e la mitomania. Rispettivamente quest’ultime sono la mania di grandezza e la mania di mentire a scopo di esaltazione psicologica di sé. Si viene a delineare così la cosiddetta figura del “bugiardo patologico” il quale non può fare a meno di mentire. Molto spesso, nella nostra società, si pensa sia “normale” dire qualche bugia, non considerando il fatto che la stessa azione di raccontare “ favole” possa portare alla genesi di una patologia oggi molto frequente che è appunto quel sentimento di percezione di se stessi che si vorrebbe avere per sentirsi adeguati alla società oggettiva contemporanea. Quest’ultima è molto difficile sia da scoprire, in quanto le persone che stanno vicine al soggetto non solo gli danno fiducia, ma inoltre non si accorgono di tutte le bugie che dice (alcune a volte anche dannose sia per se stesso che per le persone che lo circondano nell’ambito della sua vita privata), sia da curare, poiché il soggetto affetto rifiuta fin dall’inizio una cura in quanto la sola idea di sentirsi “insano”, e quindi “malato”, a suo parere, è una cosa umiliante ed orribile.
Adesso, perché definire questa patologia una miscela di altre due quali la megalomania e la mitomania?
Allora,il megalomane è colui che cerca di fuggire da se stesso, dall’ immagine interna negativa di sé, attraverso l’esaltazione di proprie qualità per la maggior parte inventate, tanto che ha il continuo bisogno di esporre i suoi progetti a prova di realtà. Nel corso degli anni, disgraziatamente, il megalomane associa a quest’immagine negativa di sé un bisogno di punizione dovuto sia all’angoscioso disprezzo di sé, sia ai sensi di colpa maturati per via dei suoi comportamenti sleali nei confronti degli altri. A volte però questo “bisogno di autopunirsi” sfocia in un masochismo morale, ovvero un “volersi male”, che può condurre all’annientamento totale dell’individuo.
Differentemente, il mitomane preferisce circondarsi di fantasie ingannando gli altri ma eludendo anche ogni possibile confronto. A volte il soggetto s’inganna da solo creandosi così un mondo ideale in cui egli stesso è convinto di vivere, un cosiddetto “mondo dell’apparenza”, generando un netto estraniamento dalla realtà e dalla società oggettiva. Continuando a vivere nel mondo generato dalla sua psiche, egli finisce o per rendersi conto di essersi ingannato per tutta la vita cadendo nella più nera depressione e portando, come avviene nel megalomane, verso continui e pesanti sensi di colpa che lo condurranno all’annientamento di sé; oppure decide di “vivere” per sempre nel suo mondo ideale andando incontro a ben altre patologie altrettanto pericolose, quali la bipolarità.  
Come ho precedentemente accennato, lo sviluppo di entrambe patologie (megalomania e mitomania) segue 4 fasi: la nascita, lo sviluppo, l’acme e il possibile crollo; e di solito pongono le loro basi sin dalla prima infanzia, esattamente quando il bambino conosce il potere della critica soprattutto nei suoi confronti o perché fin da piccolo gli è stato chiesto di dare delle dimostrazioni eccezionali delle proprie qualità, e non riuscendoci e non volendo deludere le aspettative altrui, decide di mentire a fin di bene per essere ben visto e lodato, oppure perché è stato oggetto di giudizi sociali e persecutori da parte dei suoi coetanei. Oggi la psicoterapia opta per una cura immediata ed efficace nei confronti di questi soggetti che, pur non rendendosene conto, degenerano giorno dopo giorno, tanto che bisogna suggerirgli, anzi imporgli, una terapia adeguata che opererà al fine di scoprire la causa che ha portato l’individuo a stipulare un’immagine negativa di sé, combatterla rendendolo consapevole della propria patologia, spronandolo ad operare psicologicamente affinchè possa imparare a non dar peso all’opinione altrui, ed aiutandolo a porre le basi necessarie per rientrare in contatto con il mondo reale.

E’ bene quindi dar peso a tutto ciò che ci circonda evitando di considerare“futile” od alquanto “normale” cose o azioni quotidiane (bugie,nervosismo,scatti d’ira) che in realtà possono trasformarsi in gravi patologie in cui diventa necessario l’immediato intervento della psicoterapia per evitare che il soggetto giunga ad una condizione degenerativa per la quale non si potrà trovare più alcuna soluzione. 

Azzurra Puccio

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