20 aprile 2015

Intervista alla scrittrice Teresa Gammauta

Ciao Teresa, grazie per aver accettato con entusiasmo una nostra intervista. Fabio Ceraulo ci ha parlato molto bene di te come persona oltre che scrittrice. Sappiamo anche che hai una biblioteca molto fornita, 3000 volumi. Quali sono i tuoi preferiti?




n     Questa è una domanda alla quale non riesco mai a rispondere. Sono troppi i libri che ho amato per poter decidere quali siano i miei preferiti. Poi mi piace leggere di tutto, perché tutto mi incuriosisce. Certo ci sono autori che considero imprescindibili  - e anche qui elencarli è impossibile - e altri ai quali sono legata in modo particolare, come Steinbeck, Faulkner, Pavese. Mi piace il teatro e la poesia e sono un’appassionata di gialli. Specie del giallo classico inglese. E’ il genere di lettura che mi aiuta a rilassarmi e che, parafrasando Poirot,  stimola le mie “cellule grigie”.

Quando hai deciso di scrivere qualcosa di tuo?

n      Io ho sempre scritto. Dai diari personali alle poesie ai racconti. Per tutta la vita non ho fatto altro che buttare giù note e pensieri aspettando il momento in cui mi sarei decisa a “scrivere” seriamente. Momento che non arrivava mai perché nessuno sembrava mai quello giusto. Troppi impegni, la famiglia, le figlie. Tutte scuse che raccontavo a me stessa per non ammettere che magari avevo paura di mettermi in gioco. Poi durante una breve vacanza a Salina, una delle Eolie, è nata l’idea di un romanzo ambientato in quei luoghi straordinari . Io sono siciliana e la dimensione dell’isola mi appartiene ma le piccole isole hanno un fascino particolare, sono posti dove davvero è possibile ritrovare se stessi. Tornata a casa ho iniziato a scrivere “Isole”. L’ho finito in meno di due mesi ma confesso che non credevo che avrei trovato un editore, non subito almeno. Le case editrici ricevono talmente tanti manoscritti che è quasi un miracolo riuscire già ad essere letti. La Milena – una giovane e seria casa editrice di Napoli – per fortuna lo ha fatto e in poco tempo il libro è stato pubblicato.

Parlaci del tuo romanzo “Isole”: quanto c’è di Teresa nella protagonista?

n    In verità molto poco. E’ opinione diffusa che le prime opere siano quasi sempre in buona parte autobiografiche ma ad essere sincera ho messo poco di me in Paola, la protagonista. Anzi direi che Paola è proprio il genere di donna che mi sono sempre sforzata di non diventare. In comune con me ha solo il fatto di aver scelto di dedicarsi alla famiglia piuttosto che alla carriera lavorativa, ma laddove la mia è stata una scelta ponderata e consapevole la sua è stata una sorta di deriva dell’esistenza, quasi indipendente dalla sua volontà. Paola è una donna che arrivata a 45 anni si accorge improvvisamente di vivere una vita che non sente più appartenerle. E’ sposata da molti anni con un uomo affermato e affascinante, ha due figli grandi che studiano all’estero, una bella casa, un’esistenza agiata e tranquilla. Ma di colpo tutto le è estraneo. Capisce di essersi persa, di non essere più – o forse di non essere mai stata – la donna che credeva e decide  di fuggire. Mette qualcosa in un trolley, lascia un biglietto con poche spiegazioni e con un taxi raggiunge il porto dove prende il primo traghetto in partenza per un’isola di cui non dico il nome ma che è chiaramente Salina. Torna nei luoghi dove trascorreva le vacanze dell’infanzia perché spera di potersi ritrovare recuperando la bambina di un tempo. La sua è una fuga istintiva, non ragionata. E tutto quello che le succede dopo è determinato dall’istinto, non dalla ragione. Incontra un uomo e per la prima volta nella sua vita sperimenta una passione devastante che la porta ad interrogarsi ancora più profondamente su se stessa e sulla sua radicata incapacità di scegliere e determinarsi. Fino all’inevitabile epilogo. Aperto, come la vita, a mille possibilità.

A chi consiglieresti particolarmente la sua lettura e perché?

n    Essendo un romanzo per così dire “al femminile”, verrebbe da dire a tutte le donne, specie non giovanissime che vivono momenti di incertezza e di crisi. In realtà  invece mi piacerebbe che fossero principalmente gli uomini a leggerlo, proprio per sfatare la convinzione che le storie di donne siano inevitabilmente destinate a un pubblico femminile. Devo riconoscere che molti dei commenti più entusiasti al libro sono arrivati proprio da lettori maschili. Uomini che mi hanno detto di essersi riconosciuti in alcuni tratti della storia della protagonista, o di aver sperimento emozioni simili in particolari momenti della loro vita. A dimostrazione del fatto che non esistono sentimenti di natura maschile o femminile. La natura dei sentimenti non ha determinazioni di alcun genere.


Hai altri libri nel cassetto?

n    Sto finendo di scrivere un romanzo che a breve spedirò al mio editore e che spero possa essere pubblicato prima dell’estate. Questa volta racconterò un ritorno e non una fuga. E ne ho già iniziato un terzo a cui tengo molto e che sarà completamente diverso, una specie di banco di prova per le mie capacità narrative.

Alla fine di ogni intervista, noi di Postillare facciamo sempre la solita domanda, chiediamo qualcosa in esclusiva che non hai mai detto a nessuno e che  regali a noi di Postillare.

n    Mi piacerebbe scrivere una storia di tipo adolescenziale, il che considerata la mia età non più verdissima può far sorridere. In realtà vorrei raccontare proprio gli adolescenti della mia generazione, quelli che oggi sono padri e madri,  che magari dicono “ai miei tempi” e che spesso agli occhi dei figli non sono mai stati giovani. Sarà che in qualche modo io a volte ho difficoltà a sentirmi “grande”. Se qualcuno di colpo mi chiedesse quanti anni ho e rispondessi senza riflettere credo che direi “venti”. Ecco vorrei raccontare i ventenni, i sedicenni dei “miei tempi”, quelli che esistono ancora dietro le rughe dei cinquantenni di oggi.

Un saluto per gli amici di Postillare.

n    E’ stato un piacere conoscere, grazie a Debora Collotta, questa rivista. E’ giovane, fresca ma molto professionale ed accurata. La lettura è un aspetto fondamentale della vita oggi spesso trascurato, per questo ogni forma di coinvolgimento o incitamento ad essa va sostenuto con forza. I lettori per definizione già leggono e quindi la cosa che mi sento di augurare è di leggere ancora di più e meglio. Magari anche i miei libri.


Intervista di Debora Collotta


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