4 febbraio 2014

Libro: American Dust di Richard Brautigan

Arrivano tutte le sere d'estate. Scaricano da un furgoncino un divano, tavolini e lampade.  E pescano. L'alcolizzato abita in una baracca. I ragazzi vanno da lui a raccattare i vuoti per rivenderseli e comprarsi qualcosa, un hamburger oppure una scatola di proiettili. Quel giorno il ragazzino decide per i proiettili. La seconda guerra mondiale è appena finita e nessuno fa caso a un adolescente con un fucile sottobraccio, fermo a una stazione di servizio. Il ragazzino è un uomo e ricorda,prima che il vento si porti via tutto,l'America e i suoi sogni, l'alcolizzato e le sue bottiglie, i due sul divano in riva al lago. La scelta,leggera e terribile, tra hamburger e proiettili,un colpo di fucile in un campo di meli e l'amico bello e ferito,lasciato lì a morire dissanguato.



Insomma il furgoncino carico di mobili è ancora incollato come una specie di cartolina a quel miraggio che è il passato. Dovrei lasciarli avanzare e prendere il posto che gli spetta sulle rive del lago. I due sono a non più di un centinaio di metri dal lago e basta che li lasci andare perché loro arrivino proprio qui dove sono seduto. Ma per qualche strana ragione non ho intenzione di lasciarli venire verso il lago a scaricare i loro mobili e incominciare quella serata di pesca di un terzo secolo fa. Sono quasi certo che ormai siano morti.


Questo è uno dei miei libri preferiti. E' davvero un peccato non leggerlo. E' meraviglioso. Triste, ma meraviglioso. L'ho cercato il libreria, perchè avevo letto il commento di uno degli scrittori contemporanei che più ammiro. Ve la riporto.

Alessandro Baricco scrive: “…un giorno mi hanno messo questo piccolo romanzo in mano (aveva anche splendidi bordi rossi delle pagine, e un sacco di piccole cure editoriali che mi piacquero) e pensai di leggerne un paio di pagine, giusto per cortesia: ma non finì così. Mi ricordo che, arrivato all' ultima, chiusi il libro e me ne rimasi un po' a rigirarmelo nelle mani, senza muovermi, rimanendo lì: nella privata e solitaria liturgia del leggere […] Frasi per lo più molto brevi, a capo ogni cinque righe, cento pagine in tutto: la vedi la penna stanca, per cui ogni periodo ben scritto è come uno scalino salito dopo l'operazione al femore […] American Dust fa molto ridere, ma veramente molto e in un modo che solo chi legge libri conosce: ridi dentro.
In conclusione, questo è un bel romanzo e va letto; va letto “prima che il vento si porti via tutto.”

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