Postillare ricorda…di Valentina Costa
Il massacro di Bronte – 8 agosto 1860
La spedizione dei mille
riaprì la speranza dei contadini siciliani di ottenere in concessione le terre dopo lo smantellamento
dei latifondi. In effetti il proclama di
Garibaldi del 2 giugno faceva seguito proprio a questa esigenza e si prefiggeva
di attuare in Sicilia un miglioramento socio-economico della popolazione.
Garibaldi prometteva le terre, non solo a coloro che si arruolavano
nell’esercito ma anche a quella categoria di indigenti che avevano vissuto allo
stato di servi della gleba sotto il dominio borbonico.
Bronte, nella provincia del catanese, era una
delle località più povere della Sicilia dove il dibattito sulla concessione
delle terre si era già aperto durante i moti del 1848.
Per capire i motivi che portarono
all’insurrezione dell’agosto 1860 dobbiamo prima comprendere i fatti antecedenti.
Nel 1799 il re Ferdinando
III, minacciato dall’esercito napoleonico, fugge da Napoli e si rifugia a
Palermo imbarcandosi su una nave da guerra dell’ammiraglio Horatio Nelson,
promettendo a questi, in cambio del suo aiuto, il titolo di Duca di Bronte e la
donazione di un ampio territorio che comprendeva anche parte del paese. Nelson
morì nel 1805 nella battaglia di Trafalgar e la ducea di Bronte passò ai suoi
discendenti che continuarono a lasciare in amministrazione. Nel 1860 i
contadini brontesi pensavano di aver diritto a quelle terre ma il proclama non
poteva essere applicato; il nuovo governo italiano avrebbe dovuto annullare
quella donazione fatto sotto il governo borbonico e invece la rinnovò. Le
terre, quindi, non rientravano tra le terre in possesso dei latifondisti
borbonici ma erano di proprietà degli inglesi: una potenza troppo forte alla
quale non si poteva andare contro e che aveva aiutato Garibaldi a sbarcare a
Marsala.

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