7 agosto 2014

Postillare ricorda - 21° numero Rivista Postillare

Postillare ricorda…di Valentina Costa

Il massacro di Bronte – 8 agosto 1860

La spedizione dei mille riaprì la speranza dei contadini siciliani di ottenere in  concessione le terre dopo lo smantellamento dei latifondi.  In effetti il proclama di Garibaldi del 2 giugno faceva seguito proprio a questa esigenza e si prefiggeva di attuare in Sicilia un miglioramento socio-economico della popolazione. Garibaldi prometteva le terre, non solo a coloro che si arruolavano nell’esercito ma anche a quella categoria di indigenti che avevano vissuto allo stato di servi della gleba sotto il dominio borbonico.
 Bronte, nella provincia del catanese, era una delle località più povere della Sicilia dove il dibattito sulla concessione delle terre si era già aperto durante i moti del 1848.
 Per capire i motivi che portarono all’insurrezione dell’agosto 1860 dobbiamo prima comprendere i fatti antecedenti.
Nel 1799 il re Ferdinando III, minacciato dall’esercito napoleonico, fugge da Napoli e si rifugia a Palermo imbarcandosi su una nave da guerra dell’ammiraglio Horatio Nelson, promettendo a questi, in cambio del suo aiuto, il titolo di Duca di Bronte e la donazione di un ampio territorio che comprendeva anche parte del paese. Nelson morì nel 1805 nella battaglia di Trafalgar e la ducea di Bronte passò ai suoi discendenti che continuarono a lasciare in amministrazione. Nel 1860 i contadini brontesi pensavano di aver diritto a quelle terre ma il proclama non poteva essere applicato; il nuovo governo italiano avrebbe dovuto annullare quella donazione fatto sotto il governo borbonico e invece la rinnovò. Le terre, quindi, non rientravano tra le terre in possesso dei latifondisti borbonici ma erano di proprietà degli inglesi: una potenza troppo forte alla quale non si poteva andare contro e che aveva aiutato Garibaldi a sbarcare a Marsala.


Nei primi giorni di agosto si cominciarono a manifestare le prime avvisaglie di una risolta popolare che, nel giro di pochi giorni, divenne sanguinosa. Il comitato di guerra, creato da Garibaldi e Crispi decide di dare ordine di sopprimere la rivolta affidando l’incarico a Nino Bixio.




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